Torna il saggio di Giuseppe Fiori su Michele Schirru: un affresco degli anni del regime. È la storia di un uomo che fu fucilato alla schiena per un attentato mai messo in atto ricostruita attraverso la stampa e le fonti dell’epoca
Torna il saggio di Giuseppe Fiori su Michele Schirru: un affresco degli anni del regime. È la storia di un uomo che fu fucilato alla schiena per un attentato mai messo in atto ricostruita attraverso la stampa e le fonti dell’epoca
La casa editrice Garzanti ripropone un suggestivo libro di Giuseppe Fiori, scomparso nel 2003 dopo una vita segnata dal giornalismo, dall´impegno civile e dalla passione per la storia, come testimoniano questo e altri libri (dalla Vita di Antonio Gramsci a Il cavaliere dei Rossomori, dedicato a Emilio Lussu, ad altri ancora).
È quasi marginale ma al tempo stesso illuminante la vicenda raccontata ne L´anarchico Schirru. L´uomo giustiziato per aver pensato di uccidere Mussolini: la storia di un anarchico sardo emigrato in America nel 1920 e ritornato in Italia dieci anni dopo, processato e condannato a morte – con esecuzione immediata e fucilazione alla schiena – per aver progettato (solo progettato) un attentato a Mussolini. Fiori la ripercorre utilizzando in modo ampio e rigoroso la stampa dell´epoca, le carte processuali, le fonti di polizia. Ne risulta bene la figura di Michele Schirru (“curioso, intelligente, caparbio” ma anche “umorale e settario”) ed emergono in modo nitido i contorni degli apparati polizieschi del regime, nella loro miseria e nelle loro piccole ferocie, nella loro ipocrisia e nella loro incultura. Soprattutto, però, il libro propone molteplici incursioni in una storia più ampia: dalla Sardegna di primo Novecento in cui Schirru cresce, avvicinandosi al socialismo, alla prima guerra mondiale (cui partecipa con convinzione: «La concepivo come guerra liberazione degli oppressi», scrive nel suo memoriale), sino alle agitazioni operaie nella Torino di Gramsci. E sino all´emigrazione in America, ove approda nel 1920: l´anno in cui vengono arrestati Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, mentre l´anarchico Andrea Salsedo precipita dalla stanza al quattordicesimo piano dove la polizia segreta lo aveva rinchiuso. È un´America percorsa da ondate reazionarie e xenofobe e le tensioni attraverseranno anche le Little Italy, divise di fronte all´affermarsi del fascismo. In questo scenario Schirru aderisce all´anarchismo, partecipa ai conflitti fra le opposte fazioni e vive da lontano i pochi sussulti che scuotono il regime: dagli attentati del 1926 a Mussolini alla fuga dal confino di Lipari di Carlo Rosselli, Emilio Lussu e Francesco Fausto Nitti. Dopo una decina d´anni matura la decisione di ritornare in Italia, passando per la Francia e già pensando ad un´azione clamorosa. Vi giunge per la prima volta nel 1930, con regolare passaporto americano ma oggetto comunque di (falliti) tentativi di intercettazione da parte della polizia, e vive per qualche tempo a Milano, con la città in allerta per una visita del duce. Ritorna brevemente in Francia e si avvia poi verso l´epilogo del 1931, in un´Italia che inizia ad esser investita dalla “grande crisi”. Un´Italia che completa la riconquista della Libia con i metodi spietati del generale Graziani e che con il “Codice Rocco” dà una impronta non effimera al suo ordinamento giudiziario. Nella Roma cui Schirru approda il clima pare quasi stemperarsi nel moltiplicarsi di spettacoli ed eventi mondani, e non ha nulla di eroico l´episodio che permette alla polizia di arrestarlo, una breve avventura con una ballerina ungherese. Il processo si svolge immediatamente: una mostruosità giuridica (l´attentato a Mussolini era stato solo “pensato”, come s´è detto, senza alcun tentativo di porlo in atto) e al tempo stesso una “vetrina” della quotidiana realtà del regime, dei suoi giudici e della sua stampa.
È immediata anche l´esecuzione della pena di morte, dopo il rifiuto di Schirru di chiedere la grazia. Durava ancora l´eco della fucileria di Forte Braschi, annota Fiori, e già iniziava il processo contro gli esponenti di Giustizia e Libertà arrestati un anno prima, da Riccardo Bauer ad Ernesto Rossi. Le storie si intrecciano e si intersecano sino alla fine, come si vede, in un affresco dalle molte tonalità, ricco e stimolante.
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