Migliaia di animalisti, e non solo, si sono ritrovati ieri a Roma in piazza della Repubblica, per protestare contro la direttiva sulla vivisezione approvata dal Parlamento europeo l’8 settembre scorso dopo due anni di dibattito e un’infinità di correzioni farraginose. Il nuovo provvedimento, oltre a confermare la possibilità di utilizzare animali per la ricerca, sacrifica sull’altare della scienza anche cani e gatti randagi (in Italia per il momento è vietato dalla legge 281/91 e dal decreto legislativo 116/92) e inserisce la possibilità di utilizzare specie in via d’estinzione e/o catturate in natura, compresi i primati e le grandi scimmie.
Migliaia di animalisti, e non solo, si sono ritrovati ieri a Roma in piazza della Repubblica, per protestare contro la direttiva sulla vivisezione approvata dal Parlamento europeo l’8 settembre scorso dopo due anni di dibattito e un’infinità di correzioni farraginose. Il nuovo provvedimento, oltre a confermare la possibilità di utilizzare animali per la ricerca, sacrifica sull’altare della scienza anche cani e gatti randagi (in Italia per il momento è vietato dalla legge 281/91 e dal decreto legislativo 116/92) e inserisce la possibilità di utilizzare specie in via d’estinzione e/o catturate in natura, compresi i primati e le grandi scimmie.
Dalla piazza vicino alla stazione lo «stand up for pets» si è incamminato verso piazza del Popolo: quindicimila persone, cittadini da tutta Italia accanto a Lav e Equivita, hanno aderito all’iniziativa «randagia»lanciata dal coordinamento autonomo, «formato da attivisti e non da associazioni». Un tam tam partito dalla rete al grido di «Fermare Green Hill», che ha trascinato in piazza anche la ministra Brambilla (in disaccordo con alcuni colleghi del Pdl che hanno votato sì: da Elisabetta Gardini a Iva Zanicchi, ma anche Magdi Cristiano Allam di «Io Amo l’Italia», Luigi Berlinguer del Pd e il leghista Borghezio). Nel mirino degli animalisti, oltre al parlamento di Bruxelles, accusato di subire le pressioni delle lobby farmaceutiche, c’è Green Hill, azienda di Montichiari, nel bresciano, che alleva beagle destinati alla ricerca scientifica e medica. È l’unico allevamento di «cani da laboratorio» rimasto in Italia, uno dei più grandi d’Europa, ed è stata oggetto nell’ultimo periodo di ripetuti blitz degli attivisti. L’ultimo ieri mattina firmato da 110%animalisti. L’Italia ha due due anni di tempo per recepire la direttiva europea.
0 comments