Il materialismo investigativo della lotta di classe

Dopo i tanti personaggi storici che ultimamente si sono trovati ad essere protagonisti di vere e proprie detective story, dall’Aristotele detective di Margaret Doody fino al Dante che investiga nella Firenze medievale creato da Giulio Leoni, è ora arrivato il momento in cui a combattere il crimine, a risolvere delitti a prima vista inspiegabili, sono i più importanti teorici del comunismo, gli estensori del Manifesto, Karl Marx e Friedrich Engels.

Dopo i tanti personaggi storici che ultimamente si sono trovati ad essere protagonisti di vere e proprie detective story, dall’Aristotele detective di Margaret Doody fino al Dante che investiga nella Firenze medievale creato da Giulio Leoni, è ora arrivato il momento in cui a combattere il crimine, a risolvere delitti a prima vista inspiegabili, sono i più importanti teorici del comunismo, gli estensori del Manifesto, Karl Marx e Friedrich Engels.

A cimentarsi nell’impresa di raccontare i casi affrontati e risolti dai fondatori del materialismo storico sono due laureati in filosofia ed insegnanti di materie letterarie, Dario Piccotti e Alvaro Torchio, che, nel libro intitolato Marx ed Engels: indagini di classe, uscito di recente per Rubbettino, racontano cinque indagini portate a termine dai due detective rivoluzionari, avvenute tra il 1855 e il 1872, e ambientate tra l’Inghilterra e l’Italia.
Si passa dal delitto commesso davanti a una folla di persone, e mascherato da morte per cause naturali, a quello cosiddetto della camera chiusa, in cui il cadavere viene ritrovato in una stanza chiusa a chiave dall’interno. C’è il tentativo di far impazzire una persona o ancora il caso dell’innocente accusato ingiustamente, ma che non può difendersi dalle accuse, non essendo sicuro nemmeno lui stesso se ha commesso o meno il crimine.
Insomma, all’interno dei racconti vengono ripercorsi alcuni dei più classici topoi del giallo. E ogni volta i due investigatori riescono a cavarsela egregiamente. Così come i due autori, i quali, nel costruire le loro storie e nello strutturare i dialoghi, si rifanno anche a tutta una serie di fonti bibliografiche – biografie o testi di Marx ed Engels – per di più puntualmente indicate in apposite note. Si tratta cioè di avvenimenti che, come nel più classico dei romanzi storici, potrebbero aver avuto effettivamente luogo, inscrivendosi senza contraddizioni evidenti all’interno della storia reale. Così, nei dialoghi, nelle situazioni, vengono ripercorse alcuni dei punti più importanti delle teorie marxiste, oltre ad essere evidenziati i contrasti e le divisioni che separavano e contrapponevano la componente marxista ad altre componenti dell’Internazionale, come i mazziniani o gli anarchici.
Quello che colpisce di più, però, nel libro di Dario Piccotti e Alvaro Torchio, è il tono di questi racconti, un tono leggero e ironico, divertente e divertito, legato al tipo scrittura agile e scorrevole e, soprattutto, alla descrizione dei rapporti tra i due protagonisti. In Marx ed Engels: indagini di classe, infatti, le figure dei due filosofi perdono tutta la loro seriosità ed emerge con forza il loro rapporto di amicizia, un’amicizia vera e profonda, basata innanzi tutto sullo stare bene insieme, sul divertimento, sul non prendersi troppo sul serio, fino ad arrivare allo sfottò affettuoso e al contempo pungente che i due amici si rivolgono l’un l’altro di continuo. Del resto, in exergo al libro è riportata una frase della figlia di Marx, Eleanor, che ben sintetizza questo rapporto e, di conseguenza, lo spirito di questi racconti: «Credo che li unisse fra l’altro un legame forte quasi quanto la loro dedizione alla classe operaia: il loro inesauribile, incrollabile senso dell’umorismo. Non si troveranno tanto facilmente due uomini che si divertano quanto loro agli scherzi e alle battute. Spessissimo, soprattutto quando la situazione richiedeva contegno e decoro, li ho visti ridere fino alle lacrime… Quante volte ho notato che non osavano guardarsi in faccia ben sapendo che un solo sguardo avrebbe scatenato un’irrefrenabile risata».
Il divertimento, poi, è rafforzato dai tanti riferimenti alle immagini più abituali dell’universo marxiano: spettri, vampiri, sanguisughe, fino al materialismo investigativo, ovvero il metodo, derivato dal materialismo storico, che i due detective dichiarano di usare e che porta inevitabilmente alla soluzione anche dei casi più spinosi. L’ironia, il gioco, infine, vengono espressi chiaramente anche dalla spiritosa copertina, che riflette appieno il senso del libro, dove il classico simbolo della falce e martello proietta l’ombra della lente d’ingrandimento, strumento per antonomasia di ogni bravo detective.

LIBRI DARIO PICCOTTI, ALVARO TORCHIO, MARX ED ENGELS: INDAGINI DI CLASSE, RUBBETTINO, SOVERIA MANNELLI, PP. 187, EURO 14

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