CLANDESTINO DAY · Una giornata al Centro Accoglienza del Comune
CLANDESTINO DAY · Una giornata al Centro Accoglienza del Comune
A Roma il Clandestino Day 2010 inizia con il blitz di mezzogiorno. Cento attivisti si concentrano a via Salaria, nelle vicinanze di Sky, aspettano l’ora X ed entrano nell’atrio dell’Ex Cartiera, al civico 971, nel famigerato Centro Accoglienza del Comune di Roma. Hanno striscioni con scritto: «Alla ricerca del bambino perduto». «Centro di segregazione». «I love Rom». Nei giorni scorsi è circolato un video dell’associazione 21 Luglio con le immagini della vita dentro l’ex cartiera (www. redattoresociale.it). Si conoscevano i racconti, ma vedere con i propri occhi fa impressione. Materassi buttati per terra. Nessuna intimità. Tetto sfondato. Cibo precotto disgustoso e impossibilità di cucinarsi da sé. Minori con percorsi scolastici interrotti. Ecco come Alemanno tratta i rom sgomberati. Le immagini erano rubate col telefonino perché dentro nessuno può entrare. E si capisce il perché. Se i campi spontanei sono a volte luoghi indegni, le baracche all’interno sono sempre dignitose. Qui invece dovrebbe essere dignitoso per principio, ma è tutto indegno. Il centro è gestito dall’Arciconfraternita, da non confondere con l’associazione Arci, in questo caso «arci» sta per Confraternissima, una macchina mangia denaro pubblico. Gli attivisti denunciano che il Comune paga circa 40 euro per persona presente nel centro, ogni giorno. Ci sono momenti di tensione con le guardie giurate e i vigili urbani, il traffico è rallentato, ma tutto si svolge nella sfera della comunicazione. Arrivano giornalisti, fotografi, telecamere. Parla Simonetta Salacone: «Quando ci sono gli sgomberi le maestre sanno che non sono un clan o un’etnia a essere cacciati, ma è Florentina, è Florina, è Magdalina. Noi ci occupiamo di loro, di salvaguardare l’umanità». Per terra sono stati appoggiati decine di zainetti con i nomi dei piccoli alunni perduti. Nella struttura ce ne sono 170 e solo 10 vanno a scuola. Il V dipartimento del comune di Roma propone un incontro con la Confraternissima, ma le associazioni rifiutano: «Questo posto deve essere solo chiuso». Prendono la parola i Rom. «Abbiamo subito tanti sgomberi, quando i vigili e la polizia ci cacciano noi stiamo due giorni al parco con i bambini poi cerchiamo un altro posto. Qui non vogliamo stare. I bambini stanno come in un carcere. Non abbiamo le macchine. Come andiamo a scuola, al lavoro?». Ci sono anche i rom di Metropoliz che portano il loro esempio. Hanno rifiutato via Salaria e ora vivono in un luogo libero. Questa è la scommessa: affidare un’area dismessa a chi ne ha bisogno. Senza confraternissime.
* cantante degli Assalti Frontali
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