Capua, miscela di gas nel silos tre operai uccisi dalle esalazioni

Erano addetti alla bonifica. Uno stava cercando di soccorrere i colleghi    L’incidente in una industria farmaceutica. E a Pescia un’altra vittima sul lavoro

Erano addetti alla bonifica. Uno stava cercando di soccorrere i colleghi    L’incidente in una industria farmaceutica. E a Pescia un’altra vittima sul lavoro

CAPUA – Una miscela di 180 metri cubi di azoto ed elio sarebbe stata la causa della morte per asfissia di tre operai edili, avvenuta ieri mattina in un silos adibito alla fermentazione di enzimi, nello stabilimento ex Pierrel di Capua, dal 1995 della Dsm, la multinazionale olandese che produce per aziende biotecnologiche e farmaceutiche. Erano in atto misure di manutenzione e bonifica di una delle cisterne dell´impianto industriale che dà lavoro a circa 200 persone dirette e 100 dell´indotto. Ai cancelli il contatore degli incidenti che ora sarà tristemente aggiornato.
Nella bocca del silos 14, il “Fer 2”, si sono calati Antonio Di Matteo, 63 anni, di Macerata Campania, Vincenzo Musso, 43 anni, di Casoria, e Giuseppe Cecere, 52 anni, di Capua. Erano addetti dell´impresa edile Errichiello di Afragola, una della filiera di dieci aziende esterne legate alla Dsm da contratto per lavori di manutenzione. Dovevano smontare il ponteggio interno al silos allestito nel luglio scorso quando il serbatoio era stato fermato per lavori di manutenzione e pulizia interna. «Un lavoro già fatto un milione di volte», dicono sgomenti gli addetti della Dsm, la fabbrica che a vario titolo e proprietà sta lì da oltre 50 anni. Gli operai, secondo gli inquirenti, appena dentro, sono stati investiti dalle esalazioni venefiche del gas. Di Matteo e Musso sono morti sulla pedana in alto, vicino allo sbocco del silos. Cecere, dopo aver perso i sensi, è precipitato per 25 metri sul fondo della cisterna. L´allarme è scattato poco dopo le 9,30. È intervenuta la squadra di emergenza della Dsm, i Vigili del fuoco, il 118. Ogni soccorso è stato vano.
Gli inquirenti, dopo il sequestro del silos, ipotizzano il reato di omicidio colposo plurimo. Il sostituto procuratore di Santa Maria Capua Vetere, Donato Ceglie, sempre in trincea per le sue battaglie ambientaliste, coordina il lavoro dei carabinieri e dei tecnici. È perentorio: «Le tre vittime non avevano alcun dispositivo di protezione individuale». L´impresa Rivoira avrebbe immesso nel reattore incriminato 180 metri cubi di azoto ed elio, con una procedura adoperata per la prima volta per verificare la tenuta tecnica delle apparecchiature, a valle della manutenzione meccanica eseguita da una ditta ancora diversa, la Dbf di Melito.
Michele Garzillo, ingegnere e responsabile per la sicurezza delle Asl di Caserta, punta il dito sulle «condizioni molto precarie di sicurezza nella procedura, pre e post l´immissione del gas. Stiamo lavorando – dice – per capire quale sia stata la causa precisa della morte e in quali condizioni è avvenuta questa tragedia». Chi doveva accertare le condizioni ambientali del fermentatore prima di dare il nulla osta all´ingresso dei tre operai? Per questo è stata sequestrata tutta la documentazione dei contratti della filiera di ditte collegate alla Dsm, che per suo conto annuncia l´apertura di un´inchiesta interna. Conferma Ceglie: «Dobbiamo stabilire chi doveva fare cosa, per individuare la responsabilità di chi non ha ottemperato ai propri obblighi sulla sicurezza».
Una giornata funestata anche da un´altra tragedia sul lavoro. A Pescia in provincia di Pistoia è morto Adrian Marius Birt, 36 anni, operaio rumeno della 3F Ecologia che si occupa di riciclo di rifiuti. Aveva un figlio di 10 anni e una moglie in attesa al nono mese. Lo sportello di un trituratore di una decina di chili si è improvvisamente chiuso sopra di lui, colpendolo sulla schiena e spezzandogli la spina dorsale all´altezza dello stomaco.

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