Un Cucchi d’Oltralpe

FRANCIA Nelle carceri transalpine 86 decessi sospetti soltanto nel 2010
Muore cittadino italiano in prigione. Nessuna autopsia

FRANCIA Nelle carceri transalpine 86 decessi sospetti soltanto nel 2010
Muore cittadino italiano in prigione. Nessuna autopsia

PARIGI. L’autopsia sul corpo di Daniele Franceschi, cittadino italiano morto in carcere a Grasse il 25 agosto scorso, che avrebbe dovuto aver luogo ieri è stata rimandata di un giorno. Per Milko Paris, dell’associazione Ban Public che ha messo in atto un Osservatorio sui suicidi e sulle morti sospette in carcere, questo è un segnale che le autorità carcerarie francesi hanno qualcosa da nascondere. Secondo Paris, «l’Italia deve chiedere un’autopsia tossicologica, non deve cedere su questo punto» per arrivare a capire cosa è successo a questo trentenne, apparentemente in buona salute, che era in carcere da cinque mesi, dopo essere stato arrestato per una storia di falsificazione di carta di credito nel marzo scorso.
«Stupisce che l’autopsia non sia stata ancora realizzata – afferma Paris – l’Italia ha il diritto di chiedere un’autopsia tossicologica, che sola può determinare se c’è stato un assorbimento eccessivo di medicine», che può essere un atto volontario oppure la conseguenza di una prescizione sbagliata. «La famiglia – suggerisce – se prende un avvocato puo’ chiedere questo tipo di autopsia». Entrare in carcere in buona salute «non vuol dire niente – aggiunge – perché sono sufficienti delle complicazioni cardiache rivelate dallo stato di stress, dalle condizioni di prigionia». Daniele Franceschi, secondo questo specialista delle carceri francesi, o è stato assassinato oppure ha assorbito una dose eccessiva di medicinali, che può anche essere dovuta a una prescrizione sbagliata oppure soffriva di qualche anomalia che non è stata curata adeguatamente nei mesi passati in carcere. La Procura di Grasse ha negato che ci siano segni di violenza sul corpo di Franceschi.
Le prigioni francesi sono tra le peggiori d’Europa, seconde solo a quelle della Moldova, secondo una denuncia del Consiglio d’Europa. Quest’anno, si sono già verificati 86 casi di suicidi o di morti sospette nelle carceri francesi. La cifra è dell’associazione Ban Public, mentre il ministero della giustizia minimizza. Ma l’attuale ministra, Michèle Alliot-Marie, è stata costretta ad avviare un rinnovamento dei luoghi di detenzione più vetusti. In programma c’è la chiusura di 23 carceri entro il 2017. Verranno sostituite da strutture più moderne. Ma Ban Public denuncia queste nuove carceri, ancora più disumane. Il carcere di Grasse non è vetusto, spiega Paris. «Si tratta di un carcere recente – spiega – di un grande centro penitenziario», caratterizzato, come gli altri, «da sovrappopolazione, dal racket, da traffici di ogni tipo».
La famiglia di Franceschi ha raccontato che Daniele aveva denunciato le condizioni di prigionia, le molestie che aveva subito da parte di altri detenuti. A giugno, in seguito a una denuncia di 6 detenuti del carcere di Caen, un tribunale ha condannato lo stato francese a pagare tra i 500 e i 3mila euro di indennizzo ai carcerati perché costretti a vivere «in condizioni che non rispettano la dignità umana».
Il Comitato dei diritti dell’uomo dell’Onu ha più volte denunciato le condizioni delle carceri francesi. Il governo ha promesso di avere l’intenzione di esaminare «con la più grande attenzione» le raccomandazioni delle Nazioni unite. Ma dalle carceri, anche le più moderne, arrivano informazioni drammatiche. Nel carcere di Mont-de-Marsan, per esempio, tre carcerati si sono suicidiati in quindici giorni nel dicembre scorso. «È la prova che queste nuove strutture non sono adeguate – afferma David Torres, guardia carceraria della Cgt – i detenuti sono qui in celle individuali, ma si sentono ancora più isolati».
Ci sono circa 65mila carcerati in Francia, per una capacità di accoglienza complessiva che non supera i 50mila posti. Così, le celle sono sovraffollate. Vincent Feroldi, cappellano cattolico del carcere di Corbas, racconta: «Per raggiungere la cella più lontana dall’entrata della prigione devo attraversare 19 porte, 18 delle quali devo farmi aprire a distanza, o attraverso un citofono o una videocamera. Quando va bene, il tragitto dura dieci minuti, quando va male venti, o addirittura un’ora quando è il momento della passeggiata».
I parenti di Franceschi hanno denunciato le difficoltà ad incontrare il detenuto Daniele. È la norma nella carceri francesi. «Le preoccupazioni securitarie predominano sempre su quelle umane» denuncia Barbara Liaras dell’Osservatorio internazionale delle prigioni.

0 comments

Leave a Reply

Time limit is exhausted. Please reload CAPTCHA.

Sign In

Reset Your Password