Oggi i tre reintegrati ai cancelli. Bonanni e Passera: lavoratori nella gestione delle società . Gli operai: “Non accettiamo delle elemosine, saremo pagati perché al nostro posto” Il leader della Cisl: il Lingotto utilizzi le tute blu, sbaglia a inseguire tutte le provocazioni Fiom
Oggi i tre reintegrati ai cancelli. Bonanni e Passera: lavoratori nella gestione delle società . Gli operai: “Non accettiamo delle elemosine, saremo pagati perché al nostro posto” Il leader della Cisl: il Lingotto utilizzi le tute blu, sbaglia a inseguire tutte le provocazioni Fiom
ROMA – L´ora della verità è fissata oggi, alle 13,30, nella piana di San Nicola, dove sorge lo stabilimento di Melfi. Si capirà solo in quel momento se davvero la Fiat intende bloccare l´ingresso in fabbrica ai tre operai licenziati a luglio e reintegrati con sentenza del giudice all´inizio di agosto. Sabato l´azienda aveva comunicato, con un telegramma inviato ai tre dipendenti, che sarebbero stati retribuiti ma che non li avrebbe fatti rientrare in fabbrica: «Non accettiamo elemosine, è uno scandalo che veniamo pagati senza lavorare», hanno replicato i tre. Due di loro sono delegati della Fiom, il terzo è un semplice iscritto ai metalmeccanici della Cgil. «Faremo rispettare la sentenza del giudice – ha detto il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini – e dunque i tre operai si presenteranno in azienda per essere reintegrati al loro posto di lavoro». Il Lingotto replica che in questi casi «è prassi delle aziende reintegrare i lavoratori dispensandoli dal lavoro», almeno fino a quando il giudice non si sarà espresso sul ricorso dei manager di Marchionne che continuano a chiedere il licenziamento. Oggi un possibile compromesso potrebbe arrivare se i sindacati indicessero un´assemblea per i dipendenti del secondo turno: in quel caso la Fiat sarebbe comunque obbligata a far entrare almeno i due delegati. E´ evidente che dal punto di vista legale la situazione rischia di ingarbugliarsi fino al paradosso: in teoria se i tre, disattendendo l´ordine della Fiat, entrassero comunque in fabbrica, potrebbero essere licenziati per aver lavorato, caso probabilmente unico al mondo.
Da parte sindacale l´atteggiamento della Fiat viene condannato, sia pure con le diverse sfumature che le profonde divisioni di questi mesi consentono. Molto netta la presa di posizione della segretaria dei pensionati Cgil, Carla Cantone: «Lo Spi Cgil rappresenta una generazione che ha conquistato i diritti che la Fiat calpesta. Anche per questo siamo indignati ma non rassegnati. Non si può accettare che Costituzione, Statuto dei lavoratori, diritti e dignità, siano così sfacciatamente calpestati». Contro la Fiat si schiera, nell´occasione, anche il leader della Cisl, Raffaele Bonanni. Parlando al meeting di Cl a Rimini Bonanni sostiene che «la Fiat sbaglia a non reintegrare i tre operai perché così facendo finisce per rincorrere le provocazioni della Fiom rafforzandola». Bonanni chiede anche a Marchionne più potere ai lavoratori in fabbrica affidando ai sindacati compiti di controllo così come avviene negli Usa. Concorda l´ad di IntesaSanpaolo, Corrado Passera: «Il tema della partecipazione dei lavoratori è ineludibile. In fondo è già aperto perché se abbiamo fatto insieme tanti piani di imprese, anche rivoluzionari, se abbiamo gestito oltre 400 accordi anche in deroga, questa volontà c´è. Su quali forme e come fare, si deve vedere».
Tornando alla Fiat, secondo Bonanni l´azienda «non uscirà dal contratto dei metalmeccanci e da Confidustria ma si troveranno nel contratto norme specifiche per il settore dell´auto». A un contratto dell´auto si è detto favorevole anche l´ex ministro del lavoro del Pd, Cesare Damiano. La partita verrà definita nelle prossime settimane quando dovrebbe essere noto il lavoro preparatorio fatto nell´ultimo mese dai tecnici di Federmeccanica.
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