Ipotesi mobbing. Appello a Napolitano. L’azienda: noi nel giusto. Lunga lettera al Quirinale: “Le sentenze del giudice del lavoro andrebbero sempre rispettate”
Ipotesi mobbing. Appello a Napolitano. L’azienda: noi nel giusto. Lunga lettera al Quirinale: “Le sentenze del giudice del lavoro andrebbero sempre rispettate”
Melfi – La Fiat rifiuta di riammettere al lavoro i tre operai licenziati a luglio, cosi come imponeva la sentenza del giudice di Melfi. Alle 13,36 i tre superano i tornelli del grande stabilimento ma vengono subito invitati dai sorveglianti a trasferirsi in una sala della portineria. Qui l´azienda e i suoi legali spiegano che i lavoratori non possono tornare in linea ma che, se lo vogliono, possono svolgere attività sindacale nella saletta riservata ai delegati. Due di loro infatti sono rappresentanti sindacali della Fiom: «La saletta è a 500 metri dal nostro posto di lavoro, noi vogliamo tornare a produrre», replicano gli ex licenziati. Al termine di un confronto durato un´ora e mezza, i tre escono dai cancelli e la Fiom denuncia la Fiat per violazione dell´articolo 650 del codice penale: mancata osservanza dei decreti del giudice. Ma potrebbe essere solo una delle ipotesi di reato avanzate dai legali sindacali: «Oltre alla mancata ottemperanza alle disposizioni del giudice e al comportamento antisindacale – dice l´avvocato Lina Grosso del collegio di difesa sindacale – stiamo ipotizzando anche la denuncia della Fiat per mobbing nei confronti dei tre operai». Un atteggiamento persecutorio, dunque, rivolto contro rappresentanti del maggiore sindacato nella fabbrica lucana.
Per il momento i tre rimarranno comunque fuori dai cancelli. «Nei loro confronti – sostiene un lungo comunicato emesso nel pomeriggio al Lingotto – si è rotto il rapporto di fiducia» ed è per questo che la Fiat ha chiesto al tribunale di Melfi di rivedere la decisione con cui il 4 agosto scorso il giudice aveva imposto il reintegro in fabbrica. Secondo l´azienda infatti i tre avrebbero deliberatamente bloccato un carrello e dunque la produzione durante uno sciopero. Secondo la Fiom e il tribunale invece quel carrello si era fermato per un guasto. Ieri uno dei legali della Fiat, Giovannandrea Anfora del foro di Torino, ha anche contestato la presenza in fabbrica di un ufficiale giudiziario chiamato dai sindacati per far rispettare la sentenza.
All´atteggiamento della Fiat la Fiom ha risposto con uno sciopero di tre ore che secondo l´azienda ha raccolto l´adesione di poco più del 5 per cento dei lavoratori. I tre operai scriveranno una lettera aperta al Presidente della Repubblica: «Gli chiederemo – dice Giovanni Barozzino – di far rispettare le sentenze e di non farci vergognare di essere italiani». Per il segretario della Fiom, Maurizio Landini, «la Fiat si è assunta la grave responsabilità di commettere un reato». Per il leader della Cisl, Bonanni, «Marchionne non deve cadere nella trappola della Fiom che alimenta la confusione per spostare l´attenzione dal vero nodo che è l´investimento sugli stabilimenti italiani. Talvolta la Fiat è il rovescio della Fiom: il giudice ha emesso una sentenza e la sentenza si applica».
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