Uno dei reintegrati estrae il suo tesserino e lo passa lungo la banda magnetica in un clima che si fa irreale. L'avvocato arrivato da Torino minaccia di conseguenze legali l'ufficiale giudiziario che è al seguito ·

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Applausi per Marco, Antonio e Giovanni , ma alla fine nella fabbrica vince la paura

Una delle tute blu si è sposata il 5 ed era già  pronta al viaggio di nozze: “Poi l’azienda mi ha messo alla porta”. C’è chi percorre 75 chilometri, chi 150 per arrivare alla fabbrica astronave che è sorta nella piana di Melfi

Uno dei reintegrati estrae il suo tesserino e lo passa lungo la banda magnetica in un clima che si fa irreale. L’avvocato arrivato da Torino minaccia di conseguenze legali l’ufficiale giudiziario che è al seguito ·

Una delle tute blu si è sposata il 5 ed era già  pronta al viaggio di nozze: “Poi l’azienda mi ha messo alla porta”. C’è chi percorre 75 chilometri, chi 150 per arrivare alla fabbrica astronave che è sorta nella piana di Melfi

Uno dei reintegrati estrae il suo tesserino e lo passa lungo la banda magnetica in un clima che si fa irreale. L’avvocato arrivato da Torino minaccia di conseguenze legali l’ufficiale giudiziario che è al seguito ·

Era davanti al cancello B di una delle più grandi fabbriche di automobili d´Europa: «Su quella nave – confessa Lamorte con rimpianto tra un´intervista e l´altra – avremmo dovuto esserci io e Lucia». Antonio e Lucia si sono sposati il 5 agosto dopo 11 anni di fidanzamento. Ma il 7 luglio Antonio, insieme a Giovanni e Marco, ha ricevuto la lettera di licenziamento. «Così – aggiunge Antonio – non ho avuto il tempo di chiedere la licenza matrimoniale». Quella crociera non s´aveva da fare.
Ci sono anche storie come questa nella più grande partita a scacchi politico giudiziaria che la storia della Fiat ricordi da molto tempo. Bisogna risalire agli anni ‘80 e al braccio di ferro infinito tra gli avvocati di Romiti e i Cobas di Arese per ricordare qualcosa di simile. Bisogna tornare ai 13 licenziamenti e alle 13 riassunzioni imposte dal giudice ai delegati storici della fabbrica milanese, Renzo Canavesi e Corrado Delle Donne, un vero record mondiale nella storia delle relazioni sindacali. Ma erano certamente altri tempi. Oggi davanti al cancello B si radunano le tute blu con la scritta Sata. Una scritta che racconta la lunga trattativa, anche questa di epoca “romitiana”, per realizzare in Basilicata uno stabilimento che nascesse dal prato verde, cioè dal nulla: sovvenzioni statali e salari ridotti.
Quella che oggi si chiamerebbe una newco per non applicare gli aumenti previsti dai contratti integrativi della Fiat auto: «Altrimenti – aveva detto Romiti, andiamo all´estero, in Portogallo». Perché nella storia dei conflitti e delle relazioni industriali della fabbrica degli Agnelli, tutto si ripete ma nulla è uguale al passato. Oggi l´oggetto del contendere sembra di lana caprina, roba da giuristi: si può reintegrare uno al lavoro senza farlo lavorare? Questione quasi pirandelliana. Marco Pignatelli, 33 anni, è il più giovane dei tre ex licenziati, inattivi per scelta aziendale. Lo chiamano «il soldato Pignatelli» perché a differenza degli altri due che hanno subito la sua sorte, non è delegato, non gode delle tutele sindacali. Anche lui ha la tuta con la scritta Sata, la bandiera italiana su una spalla e quella della regione Basilicata sull´altra: «Sono un perito elettronico. Arrivo da Potenza. Tutti i giorni prendo il pullman, faccio 75 chilometri, vengo qui, lavoro otto ore e torno a casa». Un lavoraccio. Eppure c´è anche chi di chilometri ne fa 150 per raggiungere l´astronave del lavoro atterrata in mezzo ai campi della piana di San Nicola di Melfi. Grandi alternative, in giro, non ce ne sono. Per quelli come Marco l´idea di perdere il posto non è nemmeno da prendere in considerazione: «Pensa che quando mi era arrivato il telegramma che mi annunciava l´assunzione avevo fatto una festa in pizzeria».
Melfi è una fabbrica di grandi passioni. Dove può accadere che all´improvviso tutto si incendi e le tute blu più collaborative scendano in strada con l´ala dura strappando all´azienda concessioni importanti. Era successo nel 2004 quando, dopo settimane di blocco dei cancelli, gli operai lucani avevano ottenuto di avere lo stesso salario dei loro colleghi di Mirafiori, sanando lo strappo del prato verde di Romiti. Ma può anche accadere che, poco tempo dopo, la Fiom finisca in fondo alla classifica dei sindacati di fabbrica. Per poi risalire, come questa primavera, fino al primo posto.
Davanti all´ingresso B tutti confermano che la fabbrica è spaccata: «Quelli di Fim e Uilm? Sono entrati, vivono come se questa fosse una partita tra noi e la Fiat», dice Mimmo, 40 anni, delegato Fiom. Ma che la divisione ci sia si vede anche dai numeri. Alle 14, quando parte lo sciopero di solidarietà con i tre respinti ai cancelli, al corteo interno partecipano circa 200 operai: molto pochi per un turno che coinvolge 1.500 tute blu.
Anche se non sono quel 5,2 per cento della stima che con certosina precisione sabauda diffonde la Fiat nel pomeriggio. Al cancello, oltre ai sindacalisti, si presentano per solidarietà il sindaco di Rionero in Vulture, l´ex senatore Ds Piero Di Siena e l´ex leader dei no global Francesco Caruso. Ma sono molti gli operai silenziosi, quelli che scendono dagli autobus e si infilano veloci oltre i tornelli evitando il più possibile l´incontro con i taccuini e le telecamere. Dissenso rispetto alla linea del metalmeccanici della Cgil o timore di possibili ritorsioni? Forse tutti e due.
Perché in questo clima tutto può cambiare, da un momento all´altro, rischi di trovarti dalla parte sbagliata senza nemmeno accorgertene e le previsioni sono aleatorie. Alle 13,30, pochi minuti prima dell´orario di ingresso, i sorveglianti allontanano le telecamere oltre la linea del cancello. Di fianco ai tornelli restano solo i cronisti, i sindacalisti e gli avvocati. «Vedrai – confessa un anziano – che al momento di infilare il badge nella porta elettronica, per i tre il tornello non scatterà. La Fiat ha un sistema computerizzato. Basta inserire i nomi di quelli che non vuoi far entrare e il gioco è fatto». Ipotesi plausibile. Alle 13,36 Giovanni Barozzino, il più esperto e sicuro dei tre, estrae dalla tuta il tesserino e lo infila nella guida magnetica. Sono pochi secondi di grande tensione. Come reagirà il sistema elettronico? E davvero la Fiat vorrà andare fino in fondo sfidando anche l´ufficiale giudiziario Francesco D´Arcangelo, quel signore con la maglietta rosa portato in fabbrica dall´avvocato del sindacato per vigilare sull´esecuzione della sentenza del tribunale? E a questo punto che, con grande sorpresa dei più, il badge fa scattare il tornello di Barozzino che gira e si apre come per tutti gli altri ex licenziati. E´ a questo punto che i presenti si lasciano trasportare dall´entusiasmo: scatta un applauso spontaneo per l´imprevisto happy end.
Ma si spegne subito. I sorveglianti intercettano i tre operai e li invitano a seguirli nella portineria. Arrivano gli avvocati della Fiat e il capo del personale dello stabilimento. Si vede anche uno dei legali torinesi del Lingotto, Giovannandrea Anfora. Che fa mettere a verbale il suo disappunto per la presenza dell´ufficiale giudiziario, minacciato di conseguenze legali «nel caso in cui decida di procedere senza averne titolo». La partita a scacchi dura più di un´ora. Barozzino e Lamorte sono delegati sindacali e potrebbero chiedere di entrare per ricoprire il loro ruolo di sindacalisti. La Fiat lo sa e offre loro la possibilità di rimanere nella saletta sindacale ma senza lavorare alla catena di montaggio. L´ufficiale giudiziario mette a verbale, la Fiom annuncia una denuncia penale. Alle 14 i tre operai escono dai cancelli e inizia lo sciopero di tre ore con corteo interno.
Antonio rimane davanti alla fabbrica con i compagni di lavoro. A rilasciare interviste e a raccontare la sua storia. La Fiat, da Torino, spiega in un comunicato il suo comportamento. E dice che di Antonio, come degli altri due, non si fida più. Sarà ancora il tribunale a decidere chi ha ragione. Intanto, garantiscono i legali della Fiat, verranno corrisposti gli stipendi e gli arretrati. «Ci sarebbe anche il problema della crociera», scherza Antonio. Perché «a marzo io e Lucia, per il viaggio di nozze avevamo acquistato la crociera all´agenzia. Prenotando in anticipo avevamo ottenuto uno sconto. Una settimana, 3.200 euro in due. Ora ho dovuto disdire tutto ma ho comunque pagato una penale di 2.500 euro. Chi me li restituirà?». La motonave Fantasia raggiungerà nei prossimi giorni Tunisi, Palma di Maiorca, Barcellona e Genova.
Farà ritorno a Napoli nel fine settimana.

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