Genova non perde mai la sua memoria. C’è chi dice che sia perché dagli scioperi in porto nel dicembre 1900, alle giornate dell’aprile 1945 e poi il 30 giugno 1960 contro il governo sostenuto dall’Msi di Tambroni, la sua capacità di ricordare ha segnato via via la storia nazionale. Deve essere per quello che migliaia di persone hanno sfilato ieri pomeriggio per le sue strade in memoria delle giornate antifasciste che 50 anni fa portarono alla caduta del governo Tambroni.
Genova non perde mai la sua memoria. C’è chi dice che sia perché dagli scioperi in porto nel dicembre 1900, alle giornate dell’aprile 1945 e poi il 30 giugno 1960 contro il governo sostenuto dall’Msi di Tambroni, la sua capacità di ricordare ha segnato via via la storia nazionale. Deve essere per quello che migliaia di persone hanno sfilato ieri pomeriggio per le sue strade in memoria delle giornate antifasciste che 50 anni fa portarono alla caduta del governo Tambroni.
Gli ultimi giorni sono stati convulsi. Prima gli attacchi di un esponente di An, Gianni Plinio, a lungo consigliere regionale, che ha definito facinorosi quelli che erano scesi in piazza cinquant’anni fa e ha organizzato insieme a «Destra domani» un convegno dal titolo «La verità sul 30 giugno 1960: tra sinistra eversiva e apologia di reato». La prova sarebbe che allora furono arrestate oltre 40 persone.
Al convegno fissato provocatoriamente nella giornata di ieri e all’hotel Bristol (quindi a pochi metri dall’allora teatro Margherita dove allora era stato convocato il convegno nazionale dell’Msi) era pronto a partecipare anche il ministro della difesa Ignazio La Russa che invitava al dibattito anche l’Anpi. Mentre saliva la partecipazione al corteo dei 50 anni dal 30 giugno ’60, i dirigenti dell’Hotel Bristol l’altro ieri hanno deciso di non concedere gli spazi alla destra per paura di disordini.
Con gran guadagno della manifestazione antifascista promossa da Anpi e Cgil con le istituzioni cittadine (comune, provincia e regione): migliaia di persone e magliette di tutti i tipi. Da “Antifascist, all stars Genova 1960-2010” a “‘Fuori i fascisti da Genova”, ad altre inventate dal Comitato 30 giugno 1960-2010, che ha raccolto centri sociali, anarchici, skeanhead e gli spazi universitari occupati e ha scelto come parola d’ordine la lotta alla precarietà, alla repressione, alle politiche razziste. Sulla maglietta del comitato c’è una donna col megafono, sotto alla rovescia una telecamera che agita un manganello e Berlusconi con una delle sue escort.
Prima hanno sfilato tutti insieme da piazza Brignole per via XX settembre con striscioni come “Oggi come allora per la difesa dei diritti, del lavoro, della democrazia e della costituzione Genova libera non dimentica” e poi Anpi, Arci, Cgil e popolo viola, la Spa società per azioni politiche di donne, Emergency, un Gattocomunista di Vauro e Lo sbarco Genova, “‘Giovani portuali oggi come allora antifascisti e per la difesa del lavoro” e la Fiom con magliette rosse (quelle a righe costavano troppo) che grida “A Genova a Pomigliano il ricatto non l’accettiamo”. Poi il Comitato ha deviato per raggiungere la sede di Confindustria accanto a Brignole.
Il corteo è stato preceduto in mattinata da una mostra e un convegno a Palazzo Ducale con lunghi applausi e due standing ovation al presidente dell’Anpi Raimondo Ricci: «Ciò che successe a Genova nel ’60 fu un momento estremamente importante. Avevo allora 39 anni. Vissi quel momento con grande emozione e partecipazione. Pensavo alle decine di migliaia di compagni lasciati nelle carceri e nel campo di Mathausen e mi sembrava impossibile che il loro sacrificio e il loro sangue fossero stati inutili. Bisogna coinvolgere i giovani». La presenza di tanti ventenni nel pomeriggio è stata la migliore risposta alle sue parole.
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