Lydia Franceschi, madre di Roberto, militante del movimento studentesco ucciso dalla polizia: «Mi sono chiesta e mi chiedo
Lydia Franceschi, madre di Roberto, militante del movimento studentesco ucciso dalla polizia: «Mi sono chiesta e mi chiedo ,soprattutto oggi dopo il 9 maggio, ma il dolore appartiene solo a certe categorie di parenti? Nell’Etica di questo Stato di Diritto noi parenti delle vittime delle forze dell’ordine abbiamo il diritto al riconoscimento del nostro dolore oppure siamo i reietti di questo paese? […] Mai ho sentito ricordare, da coloro che coprono alte cariche istituzionali, i morti di Mussumeli, di Reggio Emilia, delle Fonderie Riunite di Modena, di Avola, di Battipaglia, di Genova o il nome di Ardizzone, Pinelli, Saltarelli, Serantini, Franceschi, Giuseppe Tavecchio, Giannino Zibecchi, Giorgiana Masi, Piero Bruno, Walter Rossi, Pierfrancesco Lorusso…Carlo Giuliani e tantissimi altri giovani che hanno pagato con la vita l’ostinata caparbietà di non volere una democrazia solamente formale […]Questi sono i cittadini italiani di cui non si parla mai o se ne parla per criminalizzarli, facendo di ogni erba un fascio per bollarli e liquidarli come pericolosi sovversivi. ESSI RAPPRESENTANO LA NON-MEMORIA DI QUESTA NAZIONE».
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