Nuove Br, tredici condannati in aula grida: Ichino assassino

Slogan di amici e parenti. Solidarietà  bipartisan al professore

Sostanzialmente ribadito il verdetto del primo grado, pene soltanto un po’ più lievi

Slogan di amici e parenti. Solidarietà  bipartisan al professore

Sostanzialmente ribadito il verdetto del primo grado, pene soltanto un po’ più lievi MILANO – «Ichino assassino». La rabbia dei sostenitori del “Partito comunista politico-militare”, dopo le tredici condanne che hanno sostanzialmente confermato in appello la sentenza di primo grado, si rivolge contro quello che per i giudici era il primo vero bersaglio del gruppo terroristico: Pietro Ichino, giuslavorista e senatore del Pd che, per le sue tesi contro i fannulloni difesi dai sindacati, era diventato la bestia nera delle frange estreme del movimento antagonista. All´uscita dall´aula del tribunale di Milano, dopo che il giudice Maria Luisa Dameno ha letto il dispositivo che conferma nella sostanza l´impianto accusatorio del procuratore generale Laura Barbaini – secondo il quale le nuove Br si stavano preparando a eliminare il professore – i familiari e i compagni degli imputati scandiscono slogan contro di lui. E con i pugni chiusi alzati, unendosi in coro ai “compagni” dietro le sbarre, urlano: «L´unica giustizia è quella proletaria, tribunali e carceri salteranno in aria».

Mentre ancora sul piazzale davanti al palazzo di Giustizia – intitolato a Marco Biagi – i militanti si lasciavano andare a commenti cinici su quanto avrebbe fruttato a Ichino, tra pubblicità e risarcimento, il processo appena concluso, già stavano partendo le reazioni indignate dal mondo politico. Luigi Zanda, del Pd, ha parlato di «vile squadrismo», e con il senatore hanno solidarizzato anche i democratici Anna Finocchiaro, Achille Passoni, Andrea Orlando e Filippo Penati. Ma ha espresso «la più totale solidarietà» anche il ministro dell´Innovazione Renato Brunetta, mentre il presidente del Senato Renato Schifani ha manifestato «profondo sdegno e grande amarezza».

Le pene inflitte ieri agli appartenenti alle nuove Br sono state solo poco più lievi, grazie alla prescrizione di alcuni reati, di quelle del primo grado. Davide Bortolato e Claudio Latino, considerati rispettivamente i leader della cellula padovana e milanese, sono stati condannati a 14 anni e sette mesi contro i 15 del giugno 2009. Pene più lievi per gli altri imputati: si va dagli 11 anni e 4 mesi per Alfredo Davanzo, l´ideologo del gruppo, ai dieci giorni d´arresto per Giampietro Simonetto. L´unica novità rilevante della sentenza è stata l´assoluzione di Federico Salotto, condannato in primo grado a 3 anni e 6 mesi di reclusione. Era accusato di aver fatto parte dell´associazione sovversiva e, in particolare, di aver fatto un viaggio in Svizzera per seguire un corso informatico, tenuto da altri appartenenti all´area insurrezionalista, al fine di fare proselitismo. «Si è fatto ingiustamente sei mesi di galera e due anni e tre mesi di arresti domiciliari», polemizza il suo avvocato, Ugo Giannangeli. Il corso era organizzato dalla rete di Soccorso rosso, la stessa che ha indetto a Milano, domani e domenica, una “conferenza-dibattito sul processo politico”. Lo scopo dichiarato è sviluppare «la lotta contro le misure restrittive e repressive in atto contro i prigionieri e i loro parenti» attraverso una rete di avvocati, manuali e casse di sostegno.

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