Nuove Br, striscione a sostegno degli imputati

Solo piccole riduzioni di pena. Le condanne più pesanti a a Davide Bortolato e Claudio Latino, leader delle cellule padovana e milanese, entrambi condannati 14 anni e sette mesi invece di 15 anni. Unico assolto Federico Salotto, condannato in primo grado

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Nuove Br, in appello le condanne sono 13. Ancora pugni chiusi e slogan contro Ichino

Nuove Br, striscione a sostegno degli imputati

Solo piccole riduzioni di pena. Le condanne più pesanti a a Davide Bortolato e Claudio Latino, leader delle cellule padovana e milanese, entrambi condannati 14 anni e sette mesi invece di 15 anni. Unico assolto Federico Salotto, condannato in primo grado

Nuove Br, striscione a sostegno degli imputati

Solo piccole riduzioni di pena. Le condanne più pesanti a a Davide Bortolato e Claudio Latino, leader delle cellule padovana e milanese, entrambi condannati 14 anni e sette mesi invece di 15 anni. Unico assolto Federico Salotto, condannato in primo grado

MILANO – La prima Corte di Assise di Appello di Milano in parziale riforma della sentenza di primo grado 1, ha emesso 13 condanne, fino a 14 anni e sette mesi di reclusione, nei confronti di presunti appartenenti alle cosidette Nuove Br. La pena più alta tocca a Davide Bortolato e Claudio Latino, leader delle cellule padovana e milanese, entrambi condannati a 14 anni e sette mesi invece di 15 anni. Condanne ridotte di pochi mesi anche a Vincenzo Sinisi, ritenuto capo del gruppo torinese, a Bruno Ghilardi, Massimiliano Toschi e Massimiliano Gaeta. La Corte ha invece assolto un imputato, condannato in primo grado. Si tratta di Federico Salotto, perché il fatto non sussiste. Assoluzione che si somma alle tre del primo processo, quelle di Andrea Tonello, Michele Magon e Alessandro Toschi.

 

Dopo la lettura del verdetto, una quarantina di persone, tra parenti e amici degli imputati, ha intonato slogan in favore della “guerra di classe” e della “rivoluzione”. Fuori dall’aula sono presenti una decina di carabinieri in assetto anti sommossa, ma per il momento non si registrano incidenti.

Come un film già visto: alla lettura della prima sentenza, nel giugno 2009, gli imputati e il pubblico in aula avevano intonato l’Internazionale e mostrato i pugni chiusi scandendo cori contro la corte.  Oggi gli slogan delle Nuove Br hanno coinvolto ancora il giuslavorista Piero Ichino, uno degli obiettivi della formazione eversiva. Al termine del processo di primo grado, la Corte d’assise aveva condannato alcuni imputati a risarcire Ichino, che aveva dichiarato di rinunciare all’indennizzo in cambio di un incontro con gli imputati per un confronto di “idee diversissime” tra “esseri umani”. Appello caduto nel vuoto.

Durante il processo, l’avvocato Laura Panciroli, legale di Ichino, aveva spiegato come dalle indagini fosse emerso che il piano per eliminare il giuslavorista fosse in stato avanzato di realizzazione. Ichino, nelle parole del legale, era “destinatario di azioni violente”, “volte alla sua eliminazione fisica”. Il risarcimento, di 100mila euro, era stato deciso proprio in considerazione del “grave danno esistenziale” subìto da Ichino, privato dei “suoi diritti e delle libertà fondamentali”, costretto a vivere “sotto un regime di protezione”.

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