La lezione di Cacciari “Marx va riletto”

Lo studioso parla del filosofo tedesco a un master in Economia e Politica

“A parlarci oggi non è il profeta politico ma l’attento analista del capitalismo”

Lo studioso parla del filosofo tedesco a un master in Economia e Politica

“A parlarci oggi non è il profeta politico ma l’attento analista del capitalismo” Marx è stato dato per morto più volte, però non si riesce a seppellirlo. La letteratura su di lui conosce una felice rinascita, tra saggi, riedizione di testi, nuove biografie come quella di Nicolao Merker. A riproporlo oggi – al Teatro Parenti di Milano, per la presentazione di un master in Economia e Politica dell´Università San Raffaele – è Massimo Cacciari, frequentatore delle sue opere sin dai tempi lontani dell´operaismo. «Il Marx capace ancora di parlarci non è né il profeta politico né l´intellettuale ideologico. È invece l´analista del destino del capitalismo, inteso come un formidabile sistema sociale e culturale che produce una spinta smisurata verso la creazione di nuovi bisogni».

Nel suggerire questa definizione, Cacciari spiega due cose distinte. Intanto la ragione della scelta di Marx, economista e filosofo della storia, per presentare un nuovo master di economia che per la prima volta in Italia è aperto solo ai laureati delle facoltà umanistiche (diretto da Angelo Panebianco, vi partecipano anche Michele Salvati e Alberto Martinelli). In secondo luogo, nel “vero Marx” scelto da Cacciari è sottintesa una polemica con un´interpretazione dell´economia come “scienza della natura”, idea invalsa soprattutto dopo l´implosione dei regimi del “socialismo realizzato” che dicevano di ispirarsi al marxismo. «Il busto di Marx è finito ingiustamente in soffitta e si è affermato un modello dell´economia come scienza della natura, come se la critica marxiana non fosse mai esistita. Chi non comprende la natura sociale del capitalismo, e dunque riduce l´economia a ratio ragionieristica, va incontro a esiti fallimentari». Si crede illusoriamente che la crisi finanziaria sia una patologia del capitalismo, mentre essa appartiene alla sua fisiologia. «Il ciclo economico capitalistico coinvolge soggetti sociali sempre diversi – il soggetto che dispone dei mezzi finanziari, quello che lavora con le macchine, il consumatore – ed è quindi impossibile prevederne un´armonizzazione. Questo fa sì che la crisi sia immanente in ogni momento del ciclo: è sempre aperta».

Il Marx che Cacciari recupera non è tanto quello del Capitale ma l´autore de I lineamenti fondamentali della critica dell´economia politica, «là dove egli vede il meccanismo della valorizzazione del valore, ossia la creazione del profitto, non tanto nel pluslavoro ma nella potenza del cervello sociale, nella scienza e nella tecnica, ossia nella capacità dell´organizzazione capitalistica di creare ininterrottamente nuovi bisogni». Ma cosa avrebbe detto Marx agli operai di Pomigliano? La risposta di Cacciari appare molto lontana dai tempi della rivista Classe operaia. «Oggi avrebbe invocato disincanto e realismo, come nel discorso pronunciato nel 1871 agli operai di Parigi. Bisogna saper accettare la sconfitta e con intelligenza condurre la ritirata, in modo da non trasformarla in una rotta. Non mi sembra però che siano in tanti ad ascoltarne la lezione».

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