Il rientro dei cervelli

DA BARCELLONA A GENOVA, ATTRACCA LA NAVE DEI DIRITTI Arriva oggi nel capoluogo ligure che nel 2001 ospitò l’anti-G8 la nave con a bordo un migliaio di attivisti italiani che vivono in Europa e che non vogliono assistere da lontano al degrado del nostro Paese. Ad attenderli, un comitato d’accoglienza che ha costruito una sorta di social forum. Per due giorni si discuterà  di beni comuni, nucleare, salute, chilometro zero e decrescita

DA BARCELLONA A GENOVA, ATTRACCA LA NAVE DEI DIRITTI Arriva oggi nel capoluogo ligure che nel 2001 ospitò l’anti-G8 la nave con a bordo un migliaio di attivisti italiani che vivono in Europa e che non vogliono assistere da lontano al degrado del nostro Paese. Ad attenderli, un comitato d’accoglienza che ha costruito una sorta di social forum. Per due giorni si discuterà  di beni comuni, nucleare, salute, chilometro zero e decrescita

GENOVA. Sbarcare per protestare, sbarcare per dire che vogliamo un’Italia diversa, sbarcare per difendere la democrazia, sbarcare per dire che siamo diventati un paese xenofobo e in preda a paure irrazionali: si potrebbe continuare la lista almeno con altri 400 motivi diversi, quanti sono gli italiani residenti all’estero che oggi saliranno su un traghetto di linea a Barcellona per arrivare a Genova domani pomeriggio. Una folla colorata che arriva dalla Spagna, dalla Francia e dal Belgio anche in treno o in auto. Sono gli italiani all’estero che hanno organizzato ‘Lo Sbarco della Nave dei diritti’ scegliendo Genova, luogo simbolo dei diritti dopo il G8 del 2001. Così i genovesi, pezzetti di Genoa social forum e nuove realtà che dieci anni fa non c’erano, si sono trovate a fare i conti con l’organizzazione di un’accoglienza che più che una protesta vuole essere una festa, con la caccia ai luoghi dove mettere a dormire la gente e a sale e piazze dove discutere e incontrarsi.
Come concordato tra organizzatori italiani e gli sbarcanti alcuni mesi fa, una rete capillare e differenziata che va dai Cobas, all’Arci e alla Fiom per passare da soggetti vari come le associazioni legate al mercato equosolidale, al consumo a chilometro zero piuttosto che a consumi ridotti e consapevoli, ci sarà una grande festa domani e 5 piazze tematiche domenica 27 giugno.
«Non pensavamo che potesse essere così impegnativo – commenta una delle organizzatrici, Rita Lavaggi, impegnata nel Ponente social forum nel 2001, poi in battaglie cittadine come la difesa del parco di Villa Rosa (pollice verso, il parcheggio si fa), candidata alle scorse comunali per Rifondazione comunista-Sinistra europea – abbiamo creato su due piedi una mailing lista di un centinaio di persone, ma il gruppo di coordinamento conta 15 soggetti, in pratica tre per piazza».
Mentre stampa febbrilmente le prime copie a colori dei fogli con le cinque piazze tematiche alle quali dare un’ultima occhiata, Rita racconta un po’ del 27: «Anche i luoghi scelti hanno un senso, ad esempio al Parco dell’Acquasola, già rovinato da un cantiere della metropolitana e dove si rischia venga costruito l’ennesimo parcheggio sotterraneo, sarà dedicata al Diritto alla cura dell’ambiente e al futuro, ci saranno associazioni come Terra, i coltivatori bio e le associazioni ambientaliste. Si parlerà dei beni comuni, del nucleare, di salute, chilometro zero e decrescita. Come le altre piazze, ogni luogo è articolato su un diritto ma poi diventa a cascata contenitore per altri».
Il Diritto al sapere e alla bellezza avrà la sua piazza a Sarzano con spazi concessi dalla Facoltà di architettura dell’università di Genova, dove si parlerà di scuola, arte, cultura. Ci saranno gli orchestrali del Teatro Carlo Felice che hanno appena firmato una pax col consiglio d’amministrazione, i precari della scuola, l’Onda, i docenti universitari in lotta, ma anche una delle scuole elementari più multiculturali della città, la Daneo, e poi Emergency. «Si parlerà anche di Bellezza perché cultura è anche quello e introduce un concetto di dignità altra rispetto a quella divulgata dai media e dai nostri governanti».
Per il Diritto alla dignità del lavoro in via Garibaldi, a Palazzo Tursi e Rosso, ci saranno i laboratori organizzati da una realtà toscana, ‘Mai piu’ disoccupati’, e tavoli tematici con la Fiom o letture di Generazioni di donne. A Tursi è stata organizzata anche una ‘Mantratona’, con i disoccupati toscani a leggere a più riprese gli articoli 1, 4 e 11 della nostra Costituzione. Un portavoce spiega che sarà una prova generale per il 29 giugno quando a Viareggio si terrà la commemorazione per le vittime del treno deragliato un anno fa.
La carrellata di parole, discussioni e idee continua a Matteotti col Diritto alla pace, un cavallo di battaglia del Centro documentazione per la pace che come Rete contro il G8 ha sempre mantenuto fede a un appuntamento settimanale: l’ora di silenzio ogni mercoledì sera a piazza De Ferrari per documentare i passanti sulle spese militari, le missioni all’estero, quelle in Afghanistan piuttosto che la Palestina. Insieme a loro ci saranno il Comitato per la pace Rachel Corrie, Mafalda, Amnesty e altri. Infine intorno alla Commenda, a un passo da via Prè, nella zona d’incontro dei latino americani e una delle aree più abitate dagli immigrati africani, si discuterà di Diritti alla differenza, «immigrati, gay, donne disabili», sintetizza Rita.
«Lo Sbarco è nato come un’accoglienza degli italiani che vivono all’estero ed è diventata una cosa enorme – riprende Lavaggi – praticamente una due giorni per dare voce e spazio a tutte quelle persone che senza fare cose eclatanti, col loro impegno, dal 2001 a oggi, non hanno smesso di combattere questa deriva e hanno cercato di tenere insieme un tessuto che si sta sfaldando. Genova è una città accogliente – ammette Rita – quindi lo Sbarco non è una forzatura ma un incontro felice. Abbiamo la consapevolezza di aver contribuito a creare una cosa che ha grande significato aggregante soprattutto fra i giovani, non parla politichese, è rimasta libera e autonoma e ha avuto la capacità di aggregare persone che non si riconoscono in partiti. Certo non è un altro G8 ma un modo per riprendere le fila».
Così, stabilito che su nessun palco salirà un politico, che realtà varie parteciperanno senza bandiere (persino il Popolo viola pare abbia rinunciato a sciarpe e magliette), gli organizzatori raccontano che è stato tutt’altro che facile combinare idee, progetti e linguaggi. «Le associazioni coinvolte nel G8 sono per lo più sparite – dice Rita – ci siamo trovati fra gente che ha voglia di collaborare, ma spesso ha fatto scelte di vita individuali, tipo vado a vivere in campagna, riduco i consumi. Dicono di farlo per salvare prima di tutto se stessi, mica gli altri. Noi un tempo pensavamo che da soli non si ottenesse niente».
Sorpresa, però, si sono affacciate nuove realtà. Ad esempio l’associazione Nuovi profili, italiani per antenati e italiani recenti con genitori immigrati, che non amano essere chiamati ‘seconda generazione’ e neppure terza ed erano tra i promotori dello sciopero internazionale del lavoro degli immigrati del Primo marzo scorso. Uno dei loro portavoce, Simohamed Kaabour, 28 anni, studente e lavoratore, commenta che hanno deciso di aderire perché «lo Sbarco è un evento particolare, una delle poche esperienze trasversali, una piattaforma nella quale si presentano varie realtà e ci è piaciuta perché se la sensazione è che oggi il lavoro sociale in Italia sia fatto dai singoli, in questo evento invece tutti si muovono insieme».
Kaabour racconta che Nuovi profili si aggregherà a diverse piazze, da quella del lavoro a quella dei diritti, perché «sentiamo sulla nostra pelle la precarietà anche quella dei diritti più elementari, a fronte di una società e anestetizzata che non trova la maniera di reagire. Questi eventi non influiranno su nessuna decisione del governo italiano – dice con convinzione – ma sono un esempio perché chi non riesce a reagire veda che la maggior parte delle persone sono disposte a cambiare le cose o vorrebbero che cambiassero».
Tra le curiosità, lo Sbarco diventerà anche un film grazie alla regista Adonella Marena (autrice tra l’altro del film sui No Tav ‘Il cartun d’le ribelliun, da Venaus a Roma a passo d’uomo’) che s’imbarcherà a Barcellona per arrivare e riprendere Genova. Per poi far ripartire i manifestanti su una nave alla fine della due giorni.

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