Depositate le motivazioni dei patteggiamenti nell’inchiesta Telecom: secondo il giudice di Milano Mariolina Panasiti le richieste di acquisizioni di informazioni servivano a soddisfare necessità del gruppo dirigente dell’ex monopolista e di Pirelli
Depositate le motivazioni dei patteggiamenti nell’inchiesta Telecom: secondo il giudice di Milano Mariolina Panasiti le richieste di acquisizioni di informazioni servivano a soddisfare necessità del gruppo dirigente dell’ex monopolista e di Pirelli MILANO – “Una gravissima intromissione nella vita privata delle persone mossa da logiche partigiane nella contrapposizione tra blocchi di potere economici e finanziari, logiche che tendono a beneficiare non già l’azienda come tale ma chi in un dato momento storico ne è il proprietario di controllo”. Sono le parole con cui il giudice per l’udienza preliminare milanese, Mariolina Panasiti, chiama in causa Marco Tronchetti Provera, ex presidente dei consigli di amministrazione Telecom e Pirelli, per la vicenda dei dossier illegali compilati da una struttura interna alle due società.
Motivando i patteggiamenti da lei ratificati, il giudice osserva: “Le richieste di acquisizione di informazioni e di intrusione informatica erano attività strettamente pertinenti a scelte aziendali, nelle due aziende pienamente condivise e conosciute, idonee a soddisfare e corrispondere a specifici interessi delle due società e del gruppo dirigente, che in quegli anni era rappresentato dalle medesime persone, il presidente Marco Tronchetti Provera e l’amministratore delegato Carlo Buora”. La sentenza del gup ha ratificato il patteggiamento di 16 imputati tra i quali Giuliano Tavaroli (4 anni e 2 mesi), Fabio Ghioni (3 anni e 4 mesi) e delle due società Telecom e Pirelli (sanzioni pecuniarie per 7 milioni di euro).
Il giudice lo scorso 28 maggio, nel decidere sui patteggiamenti e sulle richieste di rinvio a giudizio, aveva fatto cadere l’accusa di appropriazione indebita ai danni di Telecom e Pirelli contestata dalla procura ad alcuni imputati, tra cui Tavaroli, Ghioni ed Emanuele Cipriani. Nelle motivazioni si legge: “Ritiene questo decidente che sia mancata in atti proprio la prova, anzi si è positivamente formata la prova contraria, che le manovre per come contestate agli imputati” siano state compiute “all’unico fine di stornare risorse economiche dalle società Telecom e Pirelli”.
I pm, secondo il giudice, hanno “fatto proprie le tesi delle due società”, che parlavano di un’appropriazione indebita ai loro danni. Una tesi che il giudice non ha accolto, spiegando che le richieste dei dossier erano attività “nelle due aziende pienamente condivise e conosciute”. Come emerge dalle motivazioni, Tronchetti Provera e Carlo Buora “hanno approvato il bilancio dei due diversi settori security delle due aziende, senza alcun rilievo di sorta”. Il budget delle direzioni security “approvato e condiviso”, si legge ancora, “era negli anni cresciuto, passando da 10 milioni di euro a 50/60 milioni di euro, fino a toccare i 120 milioni di euro nell’anno 2004”.
Tronchetti Provera, attuale presidente di Pirelli, scrive ancora il giudice, nelle sue dichiarazioni in fase di indagini sulla vicenda dei dossier illegali ha manifestato un “ostinato diniego di ogni consapevolezza di quanto accadeva nelle aziende da lui, almeno formalmente, gestite”. Il gup spiega, in uno dei passaggi delle oltre 300 pagine di motivazioni, che l’allora presidente di Telecom e di Pirelli nelle dichiarazioni “rese in sede di esame in fase di indagini” ha manifestato un “ostinato diniego” anche “nella consapevolezza di quegli elementi di conoscenza comunemente condivisi in azienda da dipendenti e dirigenti di diversi livelli, e addirittura portati alla conoscenza delle collettività in convention di security”. Il giudice, nelle scorse settimane, anche alla luce di alcune testimonianze in sede di udienza preliminare, tra cui la deposizione di Tronchetti Provera, ha disposto la trasmissione degli atti in procura perché valuti la possibilità di nuove indagini.
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