15-16 dicembre 1969 ? morte Pinelli ? Attorno alla mezzanotte, Giuseppe Pinelli, ferroviere anarchico, muore precipitando da una finestra del quarto piano della questura di Milano
15-16 dicembre 1969 ? morte Pinelli ? Attorno alla mezzanotte, Giuseppe Pinelli, ferroviere anarchico, muore precipitando da una finestra del quarto piano della questura di Milano dove era trattenuto per essere interrogato in merito alle bombe di Milano. La finestra era quella dell’ufficio del commissario di polizia Luigi Calabresi, il quale in seguito sarà denunciato dalla moglie di Pinelli, Licia Rognini, per omicidio volontario, assieme al commissario Antonino Allegra, ai brigadieri Vito Panessa, Giuseppe Caracuta, Carlo Mainardi, Pietro Muccilli, in servizio all’ufficio politico della questura, e al tenente dei carabinieri Savino Lograno, questi ultimi 5 presenti nella stanza dell’interrogatorio nel momento in cui Pinelli precipitava dalla finestra. La tesi dell’omicidio verrà sostenuta da tutto il movimento, dai gruppi della sinistra extraparlamentare, in particolare da Lotta Continua, da parte di quella parlamentare, da moltissimi intellettuali e giornalisti. Dopo una prima archiviazione avvenuta nel 1970, il giudice istruttore di Milano Gerardo D’Ambrosio, con sentenza del 27 ottobre 1975, concluderà la lunga istruttoria assolvendo tutti i poliziotti e carabinieri, pur riconoscendo che Pinelli era stato trattenuto in questura abusivamente e arbitrariamente. Secondo il magistrato, la morte dell’anarchico non fu dovuta né a suicidio né a omicidio e neppure a un malore, poiché già escluso sul piano tecnico-scientifico e processuale, bensì a un «malore attivo» – una tesi senza precedenti nella storia della medicina legale e del diritto – che avrebbe prodotto una «alterazione del centro dell’equilibrio».
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